Giuseppe Tartini
Origine e destinazione della musica strumentale nel Settecento
I brani strumentali che Giuseppe Tartini compose, concerti e sonate per violino, accanto alla produzione di musica sacra, nacquero da precise esigenze musicali e destinazioni liturgiche concrete. Se non ci fossero stati i vespri solenni con coro e orchestra, le messe concertate e altre celebrazioni liturgiche alla Basilica di S. Antonio a Padova, non avremmo forse gran parte dei concerti di Giuseppe Tartini.
L’orecchio dell’ascoltatore moderno è abituato ad ascoltare la musica del passato in modo totalmente svincolato dal contesto, in cui si è andata formando, e dalle finalità per cui è stata scritta. Accade così che un vasto repertorio come la musica strumentale del Settecento viene considerata come un genere a sé stante, mentre è nata in un contesto liturgico e veniva ascoltata e fatta circolare in chiesa, attraverso l'attività delle cappelle musicali, tra le quali la Cappella musicale antoniana era famosa per il livello dei suoi esecutori e la presenza di personalità di compositori e teorici della musica, tra i quali spicca padre Francescantonio Vallotti (1697-1780), maestro di cappella per più di cinquant'anni alla Basilica padovana, in stretto contatto e collaborazione con Tartini.
La musica strumentale veniva dunque proposta in un interessante e proficua mescolanza di brani vocali sacri, pezzi a tutta orchestra, repertorio solistico ecc. Non sempre è possibile ricostruire il contesto esecutivo di questi brani, ma varie indagini in questo senso gettano luce sul contesto ambientale, produttivo e fruitivo dell’epoca.
Che valore ha una ricerca del genere? Certamente consente di ascoltare in modo diverso. Inoltre riuscire a collocare il brano musicale nel contesto in cui è nato ci permette di comprenderne meglio i meccanismi interni, le finalità esecutive, le modalità di recezione da parte degli ascoltatori, le influenze ricevute e realizzate, i significati.
Margherita Canale