Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
343 DOCUMENTI appostatam en te per via incontrato, ma dal Tartini costantem en te ributtato. Dopo tal incontro seguito tre, o quattro anni sono, è tornato con questa lettera alla vessazione, da cui il Tartini cerca di liberarsi per sempre: reso sicuro dalla propria coscienza di non aver seco lui debito alcuno. 188. Altro materiale relativo all'accusa di Catina Bufelli e del figlio di lei Nel 1720 incirca da Giuseppe Tartini per occasione di alloggio contratta amici- zia, e domestichezza con Catrina Bufelli nubile, ma non vergine, locandiera in contrada larga di s an Moisè, del 1722 si scoperse gravida in tempo di egual commercio col Tartini, e con ufficiale di rango ivi allora coabitante. Partito l’ufiziale da Venezia, e rimasto il Tartini, a questo tentò la donna di appropriare il parto; proponendo di volerlo ritenere appresso di sé. Ciò negato costantem en te dal Tartini, che anzi rilevata la malizia della donna, promise sei zechini alla destinata levatrice, acciò in ogni modo facesse passar il parto al solito luogo pio; venuto il tempo del parto, in cui il Tartini per musica funzione era in Cremona, la donna sovvertì la levatrice, e ritenne il nato figlio appresso di sé. Dal Tartini ritornato in Venezia, è saputo il caso; fatta alla donna risoluta opposizione, essa si difese e sostenne il partito col dire che si contentava così: pronta a qualunque sorte sua, e del figlio indipendentem en te da chiunque. Su questo punto non vi fu più contrasto, e come il Tartini contribuiva denaro alla donna innanzi il parto per il commercio carnale, così per lo stesso effetto continuò dopo il parto a contribuirlo per altri pochi mesi che restò in Venezia. Indi partito dall’Italia per Boemia, e dopo tre anni tornato in Padova al solito servigio di S an Antonio, dalla donna con cui ebbe mai più corrispondenza di sorte alcuna, gli fu intimato col mezzo di persona religiosa di pensare al di lei figlio come di lui figlio. Trattato motivatam en te l’affare, e la persona religiosa presasi in Venezia la libert non concedutagli dal Tartini di accordar qualche emolumento alla donna, fu in Padova dal Tartini convinta questa persona del di lui fallo: si ritrattò, e nulla fu conchiu- so. Ma scopertosi in questa occasione dal Tartini, che la donna aveva fatto battezzare al Castello il figlio col nome di madre occulta, e padre Giuseppe Tartini (cagione per cui la la persona religiosa veduto in Venezia questo battesimo, aveva accordato l’emolumento alla donna) ricorse in Venezia il Tartini da monsig nor vicario Mainardi, il quale udito il caso come qui si descrive, fece giustizia, facendo cassare il nome di Giuseppe Tartini, come attualm en te si vede cassato. Indi da qualche anno venuto capitanio in Padova s ua e ccellenza Angelo Emo gi informato dalla donna, e fatalm en te prevenuto in di lei favore, chiamato a sé il Tartini, e inteso il fatto qual è qui descritto, non solam en te fece ragione al Tartini, ma unitosi per lettera con sua eccellenza Fetrigo Corner, e sua eccel-
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