Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
337 DOCUMENTI che in questo processo non vi entra pro, sicché si contrasti, se il mio pro debba esser a 4 per 100, o come vitalizio a 8 per 100. Con qual fondamento dunque s’introduce la proposizione di un pro di 50, che importa il doppio del real capitale dell’oncia, quando io propongo di pagar il real capitale dell’oncia? Si può bensì dubitar della verit del mio asse; ma spurgata, e decisa vera, si può forse dubitar su‘l vero capitale dell’oncia? Seppur è possibile, mi si faccia intender il fondamento [lacerazione] posizione contraddittoria. Premesse queste mie due domande, alle quali dalla parte avver saria non si dar mai soda concludente risposta; e trattandosi di accomodamento, in cui non ha luogo che l’equit , chieggo io a parte, e in secreto tra v ostra e ccellenza e me, qual sia per di lei giudicio il temperamento di equit , che convenga nel presente caso; e v ost ra ecc ellen za abbia la bont di scrivermelo con la solita sincerit del di lei ottimo cuore. Fatti che provano la realit dell’asse, e la falsit del supposto, che io sia uomo denaroso. Nell’anno 1727 per bisogno di vivere impegnai dal sig nor Domenico Scala per zecchini 13 una moneta di ongari 20 col mezzo del sig nor dott or don Biagio Saetta, ora monsig no r Saetta vivente in Roma: testimonio degno di fede. Adunque del 1727 non avevo denaro. Nell’anno 1752 presi a censo dalle sig no re dimesse di Padova duc ati cor renti 1550 per salvar ai miei di Pirano la casa dominicale; e ciò con instromento legale. Adunque del 1752 non avevo denaro. Era investito ne’ campi, e nella casa di campagna. Nell’anno scorso 1766 in decembre duc ati cor renti 2400 pagai alle sig no re dimes- se per capital, e pro scorso, presi da monsig nor Fantini (allora in Padova) con l’ipoteca de’ campi ch’erano una volta suoi, e della casa di citt da me comprata nell’anno 1751, per la qual compra non avendo più denaro, fui costretto del 1752 di prenderlo a censo nel suddetto bisogno. Che d’allora in poi fino al presente io non abbia potuto unire somma notabile di denaro, la prova è chiara nel fatto seguito in decembre, essendo piucch’evidente, che non sarei stato sì pazzo d’ipotecar i campi, e le case per duc ati 2400 con la condizione del loro usufrutto durante la mia vita, e di mia moglie, se io avessi avuto il denaro effettivo. Ciò è seguito con istromento legale, e però la prova è certa, che dimostra col fatto la falsit , e sciocchezza del supposto, che io sia uomo danaroso. Ma data questa occasione: sia o per curiosit , o per bisogno, ecco in seguito no- tomia delle mie attuali facolt analizzate fin’al loro principio primo. Il mio guadagno lo chiamerò credito; le mie spese debito, e distinguerò le due partite come segue. Guadagno, o sia credito: Incominciò dopo il mio ritorno da Praga in Padova: fu del 1726. Allora il mio sti- pendio al Santo era di duc ati cor renti 150, né avevo incominciato a insegnare. Nell’anno seguente 1727 dovetti per vivere impegnar la suddetta moneta, giacché nel mio ritorno da Praga mi ero privato del denaro ivi avanzato, avendolo dato ai miei di Pirano; il che può esser testificato dal d otto r Pietro mio fratello vivente, che lo ricevé.
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