Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
327 LETTERE faccio sapere, e ne ho debito preciso per non lasciarvi luogo a false interpretazioni di que- sto mio desiderio. Sappiate dunque che in Firenze sotto l’attuale gran duca è emanato un decreto costituente la separazione de’ gradi in tre classi: di patrizi, di nobili, e di plebei: termini precisi di tal decreto. Nei patrizi è inclusa la classe di tutta la nobilt , che sussiste con fondi sufficienti a tal classe senza bisogno alcuno di mercanteggiare, e vi è prescritto il fondo richiesto per almeno la minima quantit . Nei nobili è inclusa la classe de’ cittadini, ai quali per la loro sussistenza è ugualm en te prescritta la minima quantit del fondo necessario a tal classe e gli è permesso qualche negozio mercantile per mante- ner, e avantaggiare il proprio fondo. Nei plebei è inclusa la classe di tutti i mercanti, e artisti, che non avendo fondo sufficiente per la classe de’ nobili, e niuno rispetto alle arti, sono obbligati col traffico, e con l’arte a procacciarsi il loro sostentamento. La famiglia Tartini di Firenze finora è stata dell’ordine de’ cittadini; ma in grazia di questo decreto corre pericolo di passare nell’ordine de’ plebei, perch’è divisa in tre rami. Di questi il più benestante è il ramo del sig no r Salvator M ari a, 109 con cui ho il carteggio; ma se egli per le proprie facolt può salvar il suo ramo nell’ordine de’ nobili, non può salvar gli altri due con la divisione della propria facolt ; e in tal caso si vedranno tra i viventi due rami di plebei, e uno di nobili. Egli me ne diede parte molti mesi sono, ed io gli risposi che per quanto a me appartiene, posso aiutarlo col mio testamento in favore di tutta quella famiglia, supposta la mancanza maschile della nostra e se questo basta al bisogno, me ne avvisi. Egli mi ha avvisato che basta ben issi mo, e così si salvano tutti nell’ordine nobile. Questo è il fondamento del mio desiderio, e non altro qualunque, di che ve ne potete chiarire tutti voi, perché il detto decreto è pubblico. A me tal desiderio sembra piucché onesto; ma se tra voi altri vi è chi creda in contrario per qualche altra ragione miglior della mia, mi si faccia sapere senza minima soggezione con libert di cuore, perché io sarò sempre pronto a mutar sentenza, quando mi si faccia avere lume migliore. Per mia parte fin’ora non veggo certam en te lume migliore, perché quando intendo di condizio- nar le nostre facolt al caso di mancanza di successione maschile, non so vedere in che mai resti pregiudicata la nostra famiglia. Tuttavia attenderò il chiesto miglior lume con sollecitudine, acciò io possa finalm en te arrivare a far il mio ultimo testamento. Da ciò rilevate il fondamento dei tremilla ducati da investirsi costì a beneficio di voi altri, vostre vite duranti, il ritorno del di cui capitale è allegato al sig no r Salvator M ari a di Firenze, come sapete questo beneficio merita la suddetta ricompensa; anzi stimo meglio per evi- tar disturbi al detto mio cugino, che la investita si faccia costì sotto qualche altro nome, o del sig no r Zaccaria, o di vostro fratello sig no r Giuseppe, come avesse trovato in prestito questo denaro in Trieste, o in quel miglior modo che vi sar suggerito dal sig no r Pietro, cauto e intelligente piucché abbastanza per tal bisogno. Se la investita si fa in corpo a nome della nostra famiglia, niente più facile, che insorga il prete di Venezia, chiedendo conto di questo capitale, preteso da esso da me nascosto nella nostra convenzione a voi 109 Una lettera di Salvatore Maria Tartini è custodita in I-Bc, S5244.
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