Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I

326 177. Tartini al nipote Pietro Questa mia lettera sia sempre conservata in casa vostra con gelosia particolare rispetto all’interesse di Firenze diretto, come sapete, alla sicurezza comune de’ nostri affari. È scritta da me con intenzione che al bisogno faccia autorit legale, come è giusto. Padova li 6 Agosto 1769 Sig no r nipote car issi mo, sia ringraziato Dio, che per sua misericordia vuol darmi la consolazione di sen- tir tra voi altri fondamento di pace, e concordia cristiana prima della mia morte. Questo è, ed è stato sempre il mio unico fine, e comeché il fatto delle mie disposizioni è una prova incontrastabile di questa verit , così da questo deducano i due fratelli di me, adombrati dallo sbaglio, in cui sono incorsi, d’interpretare così sinistram en te i miei sentimenti, ben a tutt’altro diretti che ad offenderli. Siamo tutti uomini, e se pretendiamo di essere infallibili, siamo peggiori del diavolo; e se pretendiamo di es- sere senza passioni, siamo mentitori. Se vi è debito di avvisarci l’un l’altro de’ nostri difetti, questo è certam en te maggiore tra quelli del proprio sangue; e se tra tutti voi altri vi sar qualcheduno che mi corregga di quei difetti che ho realm en te, ma non me ne avveggo, lo ringraziarò con la lingua per terra. Questo è, e sar il mio sentimento costante fin’alla morte, e da questo tutti voi prendete regola per giudicar bene di quanto è fin’ora seguito, sicché in niuno di voi resti minima amarezza verso di me, che vi amo egualm en te tutti; e che son incapace di tagliarmi il naso per insanguinarmi la bocca. Replico, vi convincano i fatti, e sia ciò finito per sempre. Ecco in pronto la sincera confessione di un mio errore, benché involontario. Il d otto r Pietro mi ha ricordato nella sua lettera un debito che ho con lui, di zecchini cinquanta, spesi nel caso del sig no r Domenico, e presi a livello di mio consenso, e con promessa mia di reintegrarli. Sappia egli dunque, che se non me’l ricordava, morivo innocentem en te senza saperlo, e ricordarmelo, qualunque sia stata la cagione di tal mia dimenticanza questo è debito di giustizia, e lo ringrazio, perché me l’ha ricordato: così facessero tutti con me. Il denaro dunque che gli devo, con quel di più che ascenda interam en te a ongari ottanta, o voi pagateglielo dalla somma che avete in mano, se attualm en te ne ha bisogno; o se non l’ha, alla vostra venuta in Padova, la quale nel caso presente non è più obbligatoria alle condizioni prescrittevi, ma sia però in settembre perché son vec- chio, e consumato abbastanza, vi sar da me consegnato in tanti ongari che ho gusto di esser obbligato ad estrarli da quel denaro, che riservavo per i miei bisogni, acciò esso comprenda che antepongo la giustizia, e l’amor fraterno a qualunque bisogno della mia vita. Così esser deve, né di ciò mi do merito alcuno. Acciò poi sia noto a tutti voi il motivo, per cui desidero che mancando la nostra famiglia di successione maschile, subentri all’eredit la famiglia Tartini di Firenze, ve‘l

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