Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
20 Antonio Perti, 109 entrambi appartenenti all’ambiente bolognese. Il violinista si serve di Azzoguidi, francescano venuto a Padova a predicare, per trasmettere la lettera a Martini. Perti, maestro di cappella a san Petronio, viene incluso nel gruppo dei “sig no ri maestri” ai quali Martini doveva aver sottoposto le teorie fisico-matematiche tartiniane, che con ostentata modestia il violinista definiva “frascherie”. 110 La data della precedente lettera (10 dicembre 1730) viene messa in dubbio dalla compilatrice del catalogo aggiornato del carteggio martiniano, Anna Schnoebelen, sulla base del contenuto concernente questioni emerse solo successivamente. 111 Sulla base della lettera di cui qui trattiamo, quella dell’anno successivo custodita a Vienna di cui la Schnoebelen non d segno di conoscenza, ogni perplessit sulla datazione cade senza ri- serve, anticipando l’inizio della formulazione del pensiero teorico del violinista ai primi anni padovani dopo il ritorno da Praga. Questa retrodatazione delinea così una prima fase dell’evoluzione delle teorie del violinista, di cui voleva mettere al corrente Martini al fine di avere un riscontro autorevole. Le risposte di Tartini alle “difficolt ” 112 avanzate anticipano alcuni temi presenti nel Trattato e su cui al tempo si consumava il dibattito tra gli studiosi europei, come i principi che regolano la teoria armonica o la quantit e variet dei toni e dei semitoni. Non si fa ancora menzione della “quadratura del circolo”, questione poi centrale nel sistema tartiniano. Martini era gi uno stimato studioso di musica antica, contrappunto e armonia e si qualificava come il perfetto corrispondente. Tartini appare a proprio agio nel condividere le sue idee con il francescano e il loro rapporto risulta gi discretamente confidenziale. Se nella lettera del 1730 prega Martini di studiare e far studiare il suo si- stema il più possibile, al fine di trovare “nuove, e più importanti difficolt ”, nella lettera dell’anno seguente si mostra invece imbarazzato e timoroso quando viene a sapere che le sue teorie sono state discusse da personaggi del calibro di Perti. 113 Prega allora l’amico che le sue osservazioni possano restare “sepolte nella sua camera” a meno che egli non le valuti sufficientemente solide, per timore che i “maestri” si facciano di lui l’idea di dicatore. Pubblicò l’ Expositio in Psalmos (salmi di sant’Antonio, tratti da un ms. ritenuto autografo) a Bologna nel 1757 e altre opere. Cfr. Da Venezia, 1846: p. 792. 109 Perti, Giacomo Antonio (1661‑1756). Maestro di cappella a san Petronio. Fu compositore di mu- sica sacra, opera e oratorio e didatta. Tra i suoi allievi vi fu anche padre Martini. Cfr. A. Schnoebelen and M. Vanscheeuwijck, "Perti, Giacomo Antonio", Ng. 110 Dalla lettera apprendiamo che gli argomenti trattati erano: “la prattica delli due intervalli conso- nanti, quali si maneggiano attualm en te nella nostra musica prattica, onde non sono né di più né nuovi, ma dico che non sono conosciuti per consonanti, né conosciuti nella forza della loro giusta intonazione per diffetto dell’accordatura del cembalo” (lettera 6). 111 Si tratta, secondo l’autrice, di “matters that came two decades later”. Shnoebelen, 1979: p. 605. 112 Lettera 5. 113 Le affermazioni di Tartini sono certamente dettate anche dalla affettata modestia che è parte del suo carattere. Affermazioni del genere sono ricorrenti nelle missive successive, particolarmente quando interagi- sce con uomini di scienze.
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